ARSENICO E VECCHI MERLETTI

Friday, January 20, 2006

STORIE DI ORDINARIA FOLLIA

Salve a tutti vi racconterò una brutta storia accaduta realmente diversi anni fa,perché trovo doveroso ricordare certe ingiustizie.

La signora Bruna è nata a La Spezia nel 1945 e all'età di nove anni, in una giornata piovosa fu portata di nascosto, dalla nonna, con la scusa di fare un giro, a Lavagna in un istituto di suore.
La nonna chiuse la porta alle sue spalle e la lasciò lì senza darle nessuna spiegazione.

Lo shock fu grande e la bambina trovandosi in un luogo sconosciuto e privo di affetti piangeva in continuazione.

Erano sessanta ragazze più le suore, il padre di Bruna lavorava in Svizzera e nessuno la andava mai a trovare.

La bambina subì diverse punizioni corporali, le suore la picchiavano, le facevano mettere le mani sotto le ginocchia e la costringevano a stare genuflessa in quella posizione, era obbligata a stare in ginocchio sopra i chicchi di mais, le davano le frustate sul dorso delle mani e le facevano fare lavori di fatica.

Questo era il destino delle sfortunate bambine.

Quando il padre di Bruna le spediva del cioccolato, dei dolci e dei regali, tutto veniva sequestrato dalle monache e lei neppure li vedeva, tutto ciò che le mandava il padre veniva requisito senza pietà.

Quando le suore avevano il ciclo mestruale usavano delle pezze di stoffa come assorbenti che venivano sempre lavate dalle bambine e poi riutilizzate dalle monache.

I lavori duri e le sopraffazioni per queste ragazze erano la quotidianità.

Compito di Bruna era anche quello di cucire, i lavori di cucito e ricamo delle suore e delle ragazze venivano dati alla curia.

Le monache scoprirono che la bambina aveva una bella voce bianca da soprano e cominciarono a utilizzarla nelle funzioni religiose.

Durante i funerali, che si svolgevano quasi tutti a Chiavari, le bambine partivano e percorrevano a piedi il tragitto da Lavagna a Chiavari e dopo la funzione alle suore veniva fatto dono di ortaggi da parte degli abitanti del luogo.

Le "pie donne" si raddolcivano un po' solo quando ricevevano il danaro da parte del padre.

Dopo tre anni di questa vita travagliata arrivò all'istituto la nonna di Bruna per farle visita e la trovò traumatizzata, sciupata e infestata dai pidocchi.

La nonna senza dare alcuna spiegazione decise di riprendersi la bambina e di portarla via con sé.

La signora Bruna quando racconta questa storia piange e il dolore torna a farsi sentire violento e lancinante in lei insieme al senso di umiliazione.

Nonostante tutto è riuscita a mantenere una grande fede, è cattolica praticante e frequenta spesso la parrocchia, per anni però ha avuto sempre avversione per tutte le suore,
solo ora dopo tanto tempo è riuscita a perdonarle e a rielaborare il suo trauma.

Questa storia non è uscita dalla penna di uno scrittore, anche se ricorda gli eccelsi romanzi ottocenteschi di Dickens e Hugo.

Questa storia è autentica, è accaduta veramente e mi chiedo quanti altri bambini siano stati costretti a soffrire per colpa di certi aguzzini che si definivano servi di Cristo, che insegnavano e diffondevano la parola dei Vangeli attraverso il catechismo.

Ringrazio di tutto cuore la signora Bruna e la figlia per avermi consentito di pubblicare questa vicenda e per la disponibilità concessami.